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LA GROTTA DEL PORCOSPINO
NUOVA LUCE SUGLI INSEDIAMENTI PREISTORICI SCICLITANI

Era l’aprile del 1944 quando degli attacchi aerei colpirono in contrada Trippatore la villa della nobile famiglia sciclitana Penna (conosciuta meglio come Villa Trippatore), nell’attuale frazione di Sampieri a Scicli, ferendo una
donna. In preda alla disperazione la famiglia Lopes, custode della villa, insieme ad altre persone
iniziarono a cercare un rifugio sicuro.
A pochi metri dalla cosiddetta “conigliera” (riserva di caccia privata della famiglia Penna) vi erano due cavità dove il signor Saverio Lopes, allora bambino, andava a giocare. Fu una di queste ad essere prescelta come rifugio, definita successivamente come grotta del porcospino.

Il nome deriva dalla scoperta, vicino alla grotta citata, di aculei di porcospini che ne denunciarono il precedente utilizzo come tana.
L’ingresso di questo ipogeo, però, dovette essere allargato così da far entrare una donna incinta che
per via della pancia rischiava di rimanere fuori, in pericolo. L’ingresso era un corridoio di pochi
metri, fruibile solo strisciando, ma poco dopo si accedeva ad una cavità quadrata abbastanza larga,
dove il gruppetto di circa quindici persone visse per circa quattro mesi. La prima ad abbandonare la
struttura fu la donna in gravidanza, per poter partorire, l’ultimo invece fu il padre del signor
Saverio, rimasto impaurito dai bombardamenti.
Dopo quest’episodio la vita nella tenuta Penna riprese normalmente ed il ricordo di questa grotta
cadde nell’oblio, fin quando il notaio Guglielmo Ferro negli anni ’70 riportò alla luce la memoria
della grotta, grazie anche al racconto del signor Saverio. Qui il notaio scoprì anche ossa, denti di
cinghiale e frammenti di ceramica castellucciana (2200-1450 a.C.). Riguardo però la collocazione
esatta della grotta quest’ultimo non lasciò nulla di scritto.
Nel 2008, il prof. Pietro Militello, docente dell’Università di Catania, nella pubblicazione del suo
volume “Scicli: archeologia e territorio” citò la grotta a pagina 105, nella sezione attinente al
Bronzo antico.
Nel 2020, in occasione del progetto di tesi “Per un contributo al censimento dei siti archeologici di
Scicli. Per un addendum a Scicli Archeologia e territorio” condotto dalla sottoscritta, il signor
Saverio, mi raccontò alcuni aneddoti al riguardo: il primo che l’interno di questo ipogeo era formato
da una serie di cunicoli percorribili solamente strisciando, ma alternati a grandi vani (lui in
particolare, ne ricorda tre, anche molto alti); il secondo aneddoto invece riguardava più una
leggenda, secondo la quale questa cavità era collegata ad un vicino ipogeo, situato nell’attuale
Museo della pietra di Sampieri.
Il signor Lopes ci condusse anche nel luogo in questione, però purtroppo assai diverso dai suoi
ricordi, modificato sia da cause antropiche, ma anche naturali, quindi la ricerca è stata assai difficile
e purtroppo a causa della sopraggiunta emergenza Covid-19 i miei studi si sono dovuti fermare, ma
i risultati ottenuti non sono stati del tutto infruttuosi.

Da una prima ispezione non abbiamo individuato nel sito ceramica o frammenti riconducibili
all’orizzonte castellucciano, ma tra i rovi sono venute alla luce delle strutture che sicuramente in
futuro andrebbero approfondite.
La prima (foto 1) al momento sembrerebbe avere una profondità di pochi metri, ma
bisognerebbe studiare meglio la parte superiore, per capire se questa cavità sia stata creata da un
masso caduto dalla parte superiore o sia più profonda di quanto al momento appare.
La seconda struttura, (foto 2) invece, presenta un particolare allineamento di pietre, ma a causa
delle condizioni geologiche e dell’abbondante vegetazione non è possibile trarne delle conclusioni.
Cava Trippatore è situata a pochi km dal torrente Petraro, in passato sede di un importante
insediamento castellucciano, quello di Cava Labisi/Petraro, dove venne rinvenuto un osso a globuli.
La Grotta del Porcospino quindi potrebbe anche essere relazionata a questo grande complesso.

Quando Carnavon chiese a Carter, ignaro della scoperta che stava per fare (la tomba di
Tutankhamon): “Can You See Anything?” (riesci a vedere niente?), Carter rispose: “Yes,
Wonderful Things!” (Sì, cose meravigliose!). La grotta del porcospino non nasconde sicuramente
oggetti in oro, però la nostra speranza è quella, in futuro, di poterci anche noi meravigliare come
Carter, ma con gli stessi occhi lucidi con cui il signor Lopes ci ha raccontato il suo passato
all’interno della grotta del Porcospino.
Paola Dantoni

Bibliografia
P. MILITELLO, Cava Labisi/Petraro, in Scicli,archeologia e territorio. Progetto K.A.S.A.,
Palermo 2008, pp. 106;
P. MILITELLO, Cava Trippatore, in Scicli,archeologia e territorio. Progetto K.A.S.A.,
Palermo 2008, pp. 105;
G. TERRANOVA, L’età del Bronzo Antico (2200-1450 a.C.), in Scicli, archeologia e territorio.
Progetto K.A.S.A., Palermo 2008, pp. 87-89.

Paola Dantoni è laureata in Archeologia presso l’Università degli Studi di Catania ed è iscritta alla scuola di Specializzazione in Beni Archeologici con sede a Siracusa.
Nel 2018 ha partecipato alla prima sezione di scavi al Castello dei Tre Cantoni sito sul Colle San Matteo a Scicli (RG). Nell’estate 2021 ha partecipato alla campagna di scavi a Pompei. Dal 2019 fa parte del team di “Agire”, cooperativa che gestisce e valorizza turisticamente i Siti Culturali del Comune di Scicli.
Leggi altre pillole di archeologia:
- La Grotta Maggiore di Scicli (Età del Rame)
- Un villaggio preistorico in C.da Zagarone? (periodo Castellucciano)
- Lo Steri: un antico condominio nella roccia (Bronzo Antico, età Paleocristiana)
- Le Centoscale. Strade sotterranee dell’antica Scicli
- Il culto dei cavalli e le antiche “stazioni di rifornimento”
- La Grotta del porcospino di Sampieri